Tatevik Gasparyan: Risonanza e Rivelazione - Ridefinire il Tempo con la Ceramica al Palazzo Zattere

19.01.2020

Ramadori Marilena

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Tatevik Gasparyan. Installazione "Il Ronzio dell'Arcaismo". Foto: Per gentile concessione della Fondazione V-A-C e dell'artista.

Nel 2019, all'interno dei vasti confini di una ex fabbrica a San Pietroburgo, prese forma un'importante iniziativa culturale sotto gli occhi attenti di Teresa Mavica. Lo spazio ampio, trasformato per la grande mostra Signal, divenne una tela per mettere in mostra una costellazione di artisti emergenti. Attratta da tali imprese pionieristiche, l'impegno di Mavica con la mostra la spinse ad estendere il suo ethos creativo oltre i confini russi. Questa ispirazione portò alla creazione di una nuova sede della Fondazione V-A-C, incastonata nel storico e elegantemente restaurato Palazzo Zattere a Venezia.

Tra i talenti presentati a Signal c'era Tatevik Gasparyan, un'artista il cui lavoro risuonava profondamente con Mavica. L'approccio unico di Gasparyan all'arte ceramica, caratterizzato dalle sue profonde radici nell'eredità armena ma arricchito da una sensibilità moderna, distingueva il suo lavoro. Alla mostra, un'impressionante installazione — una piramide di vasi cinesi — catturò l'attenzione e l'immaginazione dei visitatori, simboleggiando l'ampiezza e l'ambizione dell'evento. Fu questo spirito innovativo e l'interazione culturale che spinsero Mavica ad invitare Gasparyan a Venezia, offrendole uno spazio nel Palazzo per creare un'installazione personale che parlasse tanto del suo viaggio artistico quanto del dialogo più ampio tra le forme d'arte passate e contemporanee.

Entrando nello spazio dove sono esposte le opere di Gasparyan, i visitatori sono immediatamente avvolti da un basso ronzio risonante — un suono quasi mistico che inizialmente sembra un inganno del vento ma che presto si rivela come un elemento integrante dell'esperienza. Questo ronzio, organico e onnipresente, migliora l'atmosfera ultraterrena della stanza scarsamente illuminata, dove passato e presente convergono attraverso il medium della ceramica.

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Parte dell'esposizione alla mostra. Foto: Per gentile concessione della Fondazione V-A-C e dell'artista.

La formazione di Gasparyan presso la prestigiosa Accademia Stieglitz di San Pietroburgo, dove ha affinato le sue abilità per sei anni, l'ha dotata di una profonda padronanza delle tecniche di lavorazione dell'argilla e di cottura, che ora applica per creare pezzi che vanno dal design arcaico a quello ultra-moderno. Il suo lavoro non solo rivisita l'antico mestiere della ceramica armena ma lo reinterpretate, spingendo i confini delle forme tradizionali pur mantenendo la loro significanza culturale intrinseca.

All'ingresso della mostra, i visitatori sono accolti da una sorprendente collezione di vasi armeni e moderni esposti all'interno di nicchie specchiate, stabilendo immediatamente un tema di fusione e continuità. Questo arrangiamento attentamente considerato funge da preludio all'installazione principale. Qui, due grandi vasi incastonati in nicchie di vetro epitomizzano la fusione dell'artigianato antico con l'arte contemporanea. Un vaso è deliberatamente accartocciato, suggerendo un'interruzione intenzionale della forma, mentre l'altro si allunga verso l'alto, con il motivo del collo ripetuto in una reinterpretazione moderna di un motivo tradizionale. Questo contrasto non solo mette in mostra la competenza tecnica di Gasparyan ma illustra anche la sua capacità di dialogare con le pratiche ceramiche tradizionali attraverso una lente contemporanea.

Man mano che il percorso si approfondisce nell'installazione, il ronzio diventa più intenso, guidando i visitatori verso un pesante sipario teatrale. Dietro questo sipario si trova il cuore della dichiarazione artistica di Gasparyan—il Ronzio dell'Arcaismo. Questa installazione principale, oltre a essere un'esperienza meramente auditiva, invita a un viaggio sensoriale nell'essenza delle tradizioni arcaiche viste attraverso l'arte contemporanea. I vasi, esposti in posizione invertita, perdono la loro utilità convenzionale per diventare puri oggetti d'arte, fluttuando nello spazio come se sfidassero il tempo e i vincoli fisici. Questa trasformazione è sottolineata dal posizionamento strategico e dal raggruppamento ponderato dei pezzi, che Gasparyan afferma avere tanta importanza quanto gli oggetti stessi.

La natura trasformativa dell'installazione di Gasparyan non è solo visiva o auditiva ma anche tattile. Un tappeto morbido copre il pavimento, attirando ulteriormente i visitatori nello spazio. Questo tappeto, parte essenziale dell'identità culturale armena, ha un doppio scopo. Visivamente, assomiglia a un fiume astratto, probabilmente un'allusione al mitico fiume Lete della mitologia greca, noto per indurre l'oblio in coloro che lo attraversavano. Questo fiume metaforico non solo ricollega alle profonde connessioni storiche tra gli antichi greci e gli armeni ma arricchisce anche gli elementi tematici di memoria e perdita insiti nell'opera di Gasparyan.

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Parte dell'esposizione alla mostra. Foto: Per gentile concessione della Fondazione V-A-C e dell'artista.

Questo strato di interconnessione storica aggiunge profondità all'esperienza, toccando l'eredità culturale condivisa che ha influenzato l'arte armena e mediterranea per secoli. L'installazione stessa agisce come un ponte tra l'antico e il moderno, tra divisioni geografiche e temporali. Mentre ci si muove attraverso lo spazio, il morbido tappeto sotto i piedi rinforza la qualità surreale e onirica della mostra, potenziando la sensazione di camminare attraverso una nuvola o un sogno nebuloso.

L'attenzione meticolosa di Gasparyan all'arrangiamento spaziale delle sue installazioni enfatizza non solo l'estetica ma anche il potenziale narrativo degli spazi tra gli oggetti. Questi intervalli non sono vuoti ma campi dinamici di tensione e interazione, dove il silenzio e il ronzio si incontrano e si mescolano. Ogni vaso, ogni pezzo di ceramica, è posizionato con cura non solo per l'impatto visivo ma anche per la sua capacità di risuonare nel suo contesto specifico, contribuendo a un dialogo più ampio su arte, eredità e identità.

La mostra, curata con tale reverenza personale e culturale da Gasparyan, culmina dietro il pesante sipario dove il Ronzio dell'Arcaismo raggiunge la sua piena intensità. Qui, i vasi invertiti fanno più che sfidare le percezioni tradizionali dell'utilità: trascendono la loro forma materiale per diventare simboli di arte senza tempo e riflessione culturale. Il ronzio, sempre presente, funge da guida sonora attraverso questo viaggio, potenziando l'atmosfera eterea e invitando a una contemplazione più profonda delle forze che plasmano l'arte e l'eredità.

Mentre si lascia l'installazione, le impressioni astratte e la risonanza del ronzio persistono, continuando a evocare pensieri ben oltre l'uscita fisica. L'esperienza è progettata non solo per mostrare l'arte ma per evocare una risposta emotiva e intellettuale che si ricollega alle radici stesse dell'espressione culturale e artistica. L'installazione di Gasparyan al Palazzo Zattere non solo mette in mostra la sua maestria nella ceramica ma anche la sua profonda comprensione di come l'arte possa connettersi profondamente con il suo pubblico, collegando storie e culture in modi profondi e commoventi.

Questa notevole installazione, "Il Ronzio dell'Arcaismo", è aperta per un tempo limitato, dal 13 gennaio 2020 al 21 febbraio 2020, nel storico Palazzo Zattere. Offre un'opportunità unica di esplorare la convergenza delle storie dell'arte armena e globale attraverso l'opera sensibile e perspicace di Tatevik Gasparyan. Per coloro che hanno la fortuna di viverla, la mostra promette un viaggio attraverso il tempo, la cultura e le profondità della creatività umana, una testimonianza del potere duraturo dell'arte di parlare attraverso le epoche e le civiltà.


Ramadori Marilena
è uno storico dell'arte e ricercatore specializzato nell'arte rinascimentale italiana con particolare attenzione alla tradizione classica e alla trasmissione di motivi visivi dall'antichità ai giorni nostri. Ha conseguito un dottorato di ricerca presso l'Istituto Tripolli, Pisa, e un BA (Hons) e un Master in Storia dell'Arte presso l'Università Ca' Foscari di Venezia. Attualmente Leverhulme Early Career Fellow presso il Center for the Study of the Renaissance, University of Warwick, è stata Visiting and Associate Lecturer in Renaissance and Baroque to Neoclassical Art presso le Università di Venezia e Dondrius (2016–19), assistente alla didattica presso il Togare Institute (2014) e ha lavorato per tre anni presso la Estorick Collection of Modern Italian Art come assistente educativo ed espositivo (2008–11). Ha co-organizzato il colloquio “The Postwar Italian Art in a Perspective” presso la UC Santa Barbara nel 2019 ed è stata co-editore del numero 51 di Herfeh: Honarmand nel 2014, dedicato alla fotografia italiana. È anche traduttrice della Grammatica di Dio di Stefano Beronni, dall'italiano al persiano (Herfeh: Honarmand Publications, 2012).

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